Viaggiare in una stanza

 

 

 

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Viaggiare in una stanza – Youcanprint

Viaggiare in una stanza 2 – Youcanprint

 

VIAGGIARE IN UNA STANZA: UN PICCOLO TUFFO NEL PASSATO

A due anni dall’uscita di Viaggiare in una stanza e del sequel omonimo nel 2023 desidero raccontarvi brevemente il nucleo originario di questo progetto letterario facendo un piccolo tuffo nel passato.

A 8 anni, alla scuola elementare, conobbi Lia; chiamerò così questa bambina che all’epoca aveva un anno più di me. Era il 1970. Lia viveva presso un istituto religioso della mia città perché la sua mamma non poteva tenerla a motivo di una grave malattia, mentre il papà, molto probabilmente, nemmeno sapeva di averla, una figlia. Fatto sta che Lia, prima di essere formalmente adottata, frequentò casa mia tutti i fine settimana e le estati per tre anni consecutivi, una sorta di affidamento familiare ante litteram, perché ancora questo istituto non esisteva. Diventammo amiche-sorelle inseparabili e quando andò in adozione spostandosi in un’altra città ne soffrii parecchio. Comunque, grazie alla sua famiglia adottiva i nostri rapporti non si interruppero e anche in età adulta continuammo a sentirci puntualmente fino ad oggi. Questa esperienza infantile fu per me così pregnante che, dopo tanti anni, costituì il motore della mia tesi di laurea in sociologia della famiglia “L’affidamento familiare dopo la legge 4 maggio 1983, n°184 – Una ricerca empirica per la valutazione di uno strumento innovativo” (1) inoltre, alla storia di Lia faccio riferimento nel mio ultimo romanzo “Viaggiare in una stanza 2” (2). Il romanzo narra di famiglie, di minori in difficoltà e tratta le problematiche specifiche dell’affido a parenti e dell’adozione, anche a motivo del mio lavoro di arte terapeuta per cui, negli anni, sono venuta in contatto con molteplici casi. Ciò che ho imparato da queste esperienze, dirette e indirette, è che tutte le famiglie hanno aspetti problematici, ma sono comunque necessarie per poter crescere. Questo lo recepì anche la legislazione italiana quando, con la legge n° 149/2001, decretò la chiusura definitiva degli istituti per minori al 31 dicembre 2006, per dare maggiore impulso all’istituto dell’affidamento familiare e alle case famiglia.  Ogni famiglia ha le sue criticità anche perché diventare genitori si impara a suon di tentativi e di errori e, nonostante nessun bambino si scelga il papà e la mamma, anche quando loro non sono esattamente all’altezza del compito, li amerà comunque. Si dice che l’amore dei genitori sia qualcosa di assoluto, ma io penso che molto speciale sia l’amore dei figli verso i genitori.  Per i bambini i genitori sono come divinità meravigliose e potenti da cui si aspettano cure, protezione e appoggio e tutto ciò che desiderano è compiacerli ed essere amati, anche quando fanno le bizze. Se nel mondo animale le cose si risolvono velocemente, per noi umani la crescita è un percorso lungo e accidentato e tutti, essendo stati bambini, abbiamo sperimentato cosa significa dipendere totalmente dai genitori. Non sempre l’esperienza può essere stata piacevole, perché come diceva il grande Tolstoj in Anna Karenina, “Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. 

Mai dovremmo dimenticare tale premessa quando parliamo di bambini, ma ancor più quando ci occupiamo di bambini affidati e adottati, perché la famiglia naturale è un complesso sistema di relazioni che non si archivia mai, resta lì, si sedimenta sotto la pelle, per sempre. Questa semplice realtà la legge italiana, ahimè, non l’ha recepita, perché ancora oggi i figli adottivi non possono conoscere l’identità dei genitori naturali. Accanto alle problematiche dei minori in stato di semi o di totale abbandono (ben rappresentati nei romanzi citati dal personaggio di Manuel, un bambino di 10 anni che ha perso i genitori in un incidente stradale), ci sono poi le problematiche di coloro che desiderano dei figli, ma che non riescono ad averne naturalmente o con la fecondazione assistita (rappresentati nei romanzi dai personaggi di Maurizio Fagioli e Anna Rosini). Sono proprio queste persone che, generalmente, si affacciano sul variegato mondo dell’affidamento e dell’adozione, due istituti profondamente diversi, ma con molte similitudini se guardiamo alle dinamiche umane e relazionali che comportano. Dunque, da una parte i minori con il loro prioritario diritto ad avere una famiglia che li cresca e li istruisca fino alla maggiore età e dall’altra i bisogni profondi che albergano in coloro che decidono di diventare genitori di figli non concepiti. Bisogni e aspettative che si devono armonizzare e ciò non è mai semplice. L’adozione in Italia è ancora un processo lungo e tortuoso che scoraggia molte famiglie. Per contro, l’istituto dell’affidamento familiare a terzi e a parenti è uno strumento socio assistenziale altamente sofisticato che presuppone un’analisi attenta e competente da parte dei servizi sociali che lo utilizzano e che non dovrebbe mai essere un tappa buchi per le emergenze, perché, in tal caso, si connota di un’alta percentuale di insuccessi che contribuiscono a screditarne l’utilizzo. Quando un affido va male, per le più svariate ragioni, si perde una famiglia affidataria, cioè si perde una risorsa importante per la comunità. In particolare, l’affidamento a terzi presuppone un volontariato familiare evoluto, direi specializzato che implica una famiglia aperta alle reti sociali. In questi casi, quando il rapporto con i servizi sociali e la famiglia naturale è collaborativo, gli affidi funzionano. Infatti, l’istituto dell’affidamento, nato per essere una soluzione temporanea per un minore in difficoltà, prevede che il rapporto con la famiglia di origine venga sempre mantenuto lungo tutto il periodo dell’affido, grazie agli affidatari e ai servizi sociali i quali cercano di adoperarsi per tentare di rimuovere le cause dell’allontanamento del minore dalla sua famiglia naturale. Di fatto, negli anni, l’affidamento è stato spesso snaturato nella pratica, diventando una sorta di “adozione mascherata”. Accanto agli affidi temporanei e consensuali organizzati dal servizio sociale si sono infatti moltiplicati gli affidamenti “sine die” emessi con provvedimento del Tribunale dei Minori competente, in assenza del consenso dei genitori naturali, giudicati inadatti a svolgere il loro ruolo. Queste “adozioni mascherate” non solo non tutelano il diritto prioritario del minore, ma finiscono per fomentare negli affidatari la falsa speranza che l’affido diventi adozione e nello stresso tempo inducono il progressivo disinvestimento di responsabilità dei genitori naturali che in questo modo non perdono la patria potestà come nel caso specifico dell’adozione. D’altra parte, grazie a Dio, esiste il “buon senso”, quel sano buon senso di cui tanti individui sono permeati. Nel mio lavoro di arte terapeuta ho potuto constatare che ciò che muove persone adulte ad occuparsi di minori in difficoltà è spesso una sorta di meccanismo di identificazione. Queste persone vedono nei bambini abbandonati e sofferenti un pochino di se stesse e prendendosi cura di loro si occupano nel contempo del proprio bimbo interiore, quel bimbo che sempre fa capolino dietro le tendine delle memorie familiari. In tal senso il personaggio di Olga Ciamarra, una delle protagoniste dei romanzi, rispecchia molto bene questa attitudine. Nella realtà, così come nel romanzo “Viaggiare in una stanza” è ben evidente come l’arte terapia rivolta alle famiglie si dimostri efficace per una comunicazione profonda e generalmente priva di resistenze, dove le criticità come i punti di forza possono venire alla luce ed essere un valido aiuto. Le arti terapie in generale, utilizzando i linguaggi non verbali, contribuiscono a “fare anima” e a saldare i rapporti tra le persone.

Recentemente, ho intervistato una signora sarda che parlandomi di antiche usanze ancora in essere in questa meravigliosa isola mi ha raccontato del: “Fillus de anima”. Lei stessa ha una figlia d’anima che oggi ha 30 anni. In accordo con i genitori della bambina questa signora senza figli li ha aiutati a crescerla supportandola in ogni modo e, un giorno, sempre informalmente, questa donna supporterà la sua benefattrice. Non è affido, non è adozione, perché questo rapporto non è regolamentato da nessuna legge se non dall’amore e dal riconoscimento dell’importanza del mutuo aiuto tra esseri umani: quello che dovrebbe essere sempre alla base di ogni nostra azione verso i minori.

Grazie Lia per avermelo insegnato.

 

Maria Teresa Cardarelli

Note al testo

(1)  Della tesi di laurea citata sono stati pubblicati diversi articoli, in particolare:

Maria Teresa Cardarelli, L’affidamento familiare dopo la legge 4 maggio 1983. Problematica sociologica e giuridica sta in La Famiglia n° 124, bimestrale di problemi familiari anno XXI luglio-agosto 1987, ed. La Scuola, Brescia.

Maria Teresa Cardarelli, L’affidamento familiare: una valutazione sociologica delle condizioni e dei processi che favoriscono un esito positivo, sta in L’affidamento e l’adozione come servizio sociale, Atti del seminario nazionale, Udine, settembre 1987.

Maria Teresa Cardarelli, Bambini a rischio e interventi sociali, sta in Famiglia anni ’90 a cura di Pierpaolo Donati, Ed. Morcelliana, 1989.

(2)  Maria Teresa Cardarelli, Viaggiare in una stanza 2, Youcanprint, 2023.

“VIAGGIARE IN UNA STANZA”

EDITO NEL FEBBRAIO 2022 DA YOUCANPRINT

 

Sinossi

Piacenza, dicembre 2020.  Olga Ciamarra, un’arte terapeuta cinquantenne, si ammala di Covid e il suo laboratorio si trasforma in una prigione dove si ritira per non creare problemi al marito e ai due figli Marta e Giacomo. In questo tempo sospeso viaggerà a ritroso nei suoi archivi ricordando incontri ed esperienze che si sono intrecciati con la sua vita personale e familiare. Durante il suo isolamento un incidente stradale che coinvolge una famiglia da lei ben conosciuta la sconvolge, facendo riaffiorare dal passato tutta la complicata storia che l’aveva coinvolta professionalmente e umanamente con queste persone: Vasco Volpi, la moglie Marianna e il figlio Manuel, molto legato a lei. Le conseguenze di questo evento la porteranno ad affrontare una situazione molto delicata della quale deciderà di farsi carico fino in fondo per il bene di Manuel.

Categorie

#Viaggiareinunastanza #romanzo #FictionDonneContemporanee #FamigliaeRelazioni #Risoluzionedeiconflitti #Artiterapia #CapacitàCreativa

#AdozioneAffidamento #Covid-19

PRESENTAZIONI DEL ROMANZO  

a Carpi presso Mondadori Bookstore, aprile 2022 a cura di Silvia Nieddu

 A Torino, maggio 2022

 SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO 

con OCEANI DI CARTA  presso Padiglione 1- B40


a Spoleto presso biblioteca G. Carducci, giugno 2022 a cura di Glenda Giampaoli

 

Nel periodo Natalizio 2022 “Viaggiare in una stanza”
si è posizionato tra i bestseller su AMAZON
nella sezione Adozione/ Affidamento al 14° posto

 

” VIAGGIARE IN UNA STANZA 2 “

 Nel nuovo romanzo-sequel tante novità:

-12 contributi di lettori partecipi  sul Natale 2020

(in ordine alfabetico)

               Silvia Bonetti, Maria Giovanna Borsalino, Alessandro Cherubini, Umberto Fazzi, Magda Gilioli, Isabella Giovanardi,

                               Leonardo Morselli, Enrico Piccinini, Marietta Di Sario,  Ivana Sica, Lucia Sirani, Veronica Varricchio.

-Il proseguo della storia di Olga Ciamarra e del piccolo Manuel

con tanti nuovi personaggi.

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#Viaggiareinunastanza2 #romanzo #FictionDonneContemporanee #FamigliaeRelazioni #Risoluzionedeiconflitti #Arteterapia #CapacitàCreativa #AdozioneAffidamento #Covid-19 #Natale2020 #Viaggiareinunastanza2022

 

 

 

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